sabato 26 marzo 2011

come occhiali invisibili

“La televisione compensa la nostra miopia”
Nel leggere le frasi scritte da McLuhan è importante non fermarsi al primo significato suscitato dalle parole che si trovano, soprattutto quando sembrano solo frasi a effetto. Vero che al professore canadese piaceva esprimere le proprie idee con analogie affascinanti, ma il desiderio di stupire il lettore è sempre secondo a quello di condurlo a significati profondi.
Così può apparire banale l’accostamento della Tv alla vista umana, mentre nasconde valutazioni notevoli. Innanzitutto, il problema di vista scelto da McLuhan non è casuale: essere miopi significa perdere i contorni delle cose, anche relativamente vicine, vedere “sfocato”. E contrariamente al presbite, il miope non può fare a meno di uno strumento di ausilio, occhiali o lenti a contatto che siano.
Quindi la televisione è uno strumento ausiliario che ci consente di cogliere oggetti che sarebbero indefiniti.
L’aforisma non è banale perché sottolinea ad un tempo due aspetti: la natura del mezzo come ausilio suppletivo e non solo sussidiario; il carattere incompleto di quello che il mezzo stesso è in grado di produrre.
Le “calze a rete” che la televisione trasmette, così discontinue e lacunose, sarebbero illeggibili senza la capacità del mezzo stesso di renderne definiti i contorni agli occhi dello spettatore, il quale non impara nulla da questo soccorso, né migliora in alcun modo la sua personale capacità di lettura.
E’ evidente che tutto ciò avviene a livello implicito e automatico (sulla punta del naso non ci sono occhiali), resta da capire se aveva ragione Erich Fromm nel definire la televisione “un mezzo passivante”.

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