sabato 12 marzo 2011

quando critica il Tg1

Oggi ho visto il Tg1 delle 13.30 e sono rimasto sbigottito.
Un servizio, in particolare, mi ha colpito tanto da convincermi del fatto che Minzolini (“Scodinzolini” come lo chiama qualcuno..) stia inesorabilmente trascinando quella che era la prima testata giornalistica del paese in uno sciagurato vortice d’involuzione. Puoi vederlo cliccando qui.
Il servizio non aveva alcuna notizia da dare ma aveva la pretesa – figurarsi – di rendere edotto il pubblico circa la faziosità che può esserci negli articoli di stampa. Veniva citato esplicitamente il vicedirettore di Repubblica Massimo Giannini e la rubrica che da qualche tempo ha creato sul quotidiano, dal titolo “Struttura Delta”, che quasi ogni giorno ospita poche righe dichiaratamente finalizzate a fornire un’opinione su come funzionerebbero i meccanismi utilizzati dal premier Berlusconi per diffondere le proprie idee sui mass-media del Paese.
Il servizio del Tg1 non faceva altro che ricordare alcune delle tesi di Giannini per poi contestarle con un tono falsamente bonario e un tipico espediente retorico: quello di evidenziare le contraddizioni di alcuni elementi dell’idea per rigettarla in toto.
E’ un espediente abbastanza irrazionale (una tesi può avere valore anche se non tutti i dettagli ad essa coerenti sono solidi) ma può essere molto efficace, specialmente se chi lo utilizza si veste di tollerante superiorità.. E chi meglio del Tg1?

Non voglio nemmeno riportare le tesi di Repubblica criticate nel servizio; quello che mi dispiace non ha a che fare con esse, ma con quelli che sono (sarebbero) i compiti di un telegiornale autorevole: di certo, utilizzare il tempo di un servizio per criticare un articolo di giornale non è tra essi; ancor più certo, se l’articolo criticato non riporta notizie sbagliate ma dichiaratamente opinioni.
La sensazione è che il “Direttorissimo” (come lo saluta Berlusconi al telefono) abbia progressivamente condotto il Tg1 nella sua particolare battaglia politico-giornalistica, che non è semplicemente una battaglia in favore del premier ma è anche una battaglia contro i suoi personali avversari.
In una guerra come questa si finisce per fare largo uso di mezzi scorretti, se chi la conduce non possiede sufficienti riserve morali. Basti pensare che nel servizio di cui ho parlato il logo del Tg era listato di una banda gialla con la scritta “Tg1 Media”, come se fosse il primo di una nuova rubrica davvero decisa a fare educazione critica alla lettura dei mezzi di comunicazione.
Purtroppo, non sarà l’ultimo.

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