L'ho scoperto con qualche settimana di ritardo, ma mi ha fatto molto piacere: un editoriale di Gian Antonio Stella, sul Corriere della Sera, ha citato un aforisma tratto dal mio libro su McLuhan. Vero motivo di piacere è che non si tratta di una frase nota del caro Marshall, ma di una 'chicca' che era rimasta sconosciuta per più di quarant'anni. 'Sconosciuta' ma non certo 'inedita', poiché inserita in uno dei suoi libri più importanti (La sposa meccanica), ben poco letto dal grande pubblico e ancor meno approfondito dagli 'intellettuali'.
Il fatto stimola molte riflessioni, sia con riguardo al 'nostro', confermando le previsioni di De Kerckhove ("McLuhan è più adatto alle menti di oggi che a quelle della sua generazione"), sia con riguardo alle attuali condizioni del sistema mediale: oggi anche il più autorevole giornale italiano non può essere 'guida' culturale ma 'eco' delle idee più interessanti che i suoi editorialisti scoprono - presumilmente - in rete.
Peraltro, l'aforisma scelto da Stella è uno dei più divertenti tra quelli di McLuhan e si presta a ulteriori riflessioni:
"Affermare che i sondaggi siano un modo per consultare la saggezza collettiva equivale a dire di poter estrarre la radice quadrata di uno spazzolino da denti di color rosa".
http://www.corriere.it/editoriali/13_giugno_06/il-coraggio-di-decidere-gian-antonio-stella_86691bbc-ce62-11e2-869d-f6978a004866.shtml
lunedì 5 agosto 2013
domenica 21 luglio 2013
Tanti auguri Marshall
Oggi è il compleanno di McLuhan.
Il 21 luglio di 102 anni fa, infatti, nasceva a Edmonton, Canada occidentale, quasi Alaska, un bimbo che fu chiamato Marshall.
Che crebbe e studiò letteratura inglese a Manitoba. Si trasferì in Inghilterra, si specializzò in comunicazione a Cambridge. Che insegnò prima all’Università del Wisconsin, Stati Uniti, eppoi a quella di Toronto, ancora Canada. Che non scelse un punto di vista.
Che vide crescere la radio, la televisione, la pubblicità. E al loro diffondersi scrisse di una Sposa meccanica, di una Galassia Gutenberg, di molte Estensioni dell’uomo.
Che fece scalpore. Diventò il fenomeno della contro-cultura intellettuale. E “l’imbecille più convinto del secolo”.
Che fu contestato e poi dimenticato.
Che insegnò a vedere le cose nel profondo, a dubitare del proprio sentire, a capire che l’invenzione è la madre delle necessità.
Che è resuscitato vent’anni dopo la morte.
E da dieci anni vive nei libri sui mass media, nella rete di comunicazione globale, nei nodi dell’intelligenza connessa.
Ci parla di continuo e ha ancora tanto da dire.
Non possiamo che chiedergli lumi sui nuovi media, su internet, web tv e mobile.
Non possiamo che augurargli altri cent’anni di questi giorni.
http://www.huffingtonpost.it/massimo-jatosti/tanti-auguri-marshall_b_3631052.html
Il 21 luglio di 102 anni fa, infatti, nasceva a Edmonton, Canada occidentale, quasi Alaska, un bimbo che fu chiamato Marshall.
Che crebbe e studiò letteratura inglese a Manitoba. Si trasferì in Inghilterra, si specializzò in comunicazione a Cambridge. Che insegnò prima all’Università del Wisconsin, Stati Uniti, eppoi a quella di Toronto, ancora Canada. Che non scelse un punto di vista.
Che vide crescere la radio, la televisione, la pubblicità. E al loro diffondersi scrisse di una Sposa meccanica, di una Galassia Gutenberg, di molte Estensioni dell’uomo.
Che fece scalpore. Diventò il fenomeno della contro-cultura intellettuale. E “l’imbecille più convinto del secolo”.
Che fu contestato e poi dimenticato.
Che insegnò a vedere le cose nel profondo, a dubitare del proprio sentire, a capire che l’invenzione è la madre delle necessità.
Che è resuscitato vent’anni dopo la morte.
E da dieci anni vive nei libri sui mass media, nella rete di comunicazione globale, nei nodi dell’intelligenza connessa.
Ci parla di continuo e ha ancora tanto da dire.
Non possiamo che chiedergli lumi sui nuovi media, su internet, web tv e mobile.
Non possiamo che augurargli altri cent’anni di questi giorni.
http://www.huffingtonpost.it/massimo-jatosti/tanti-auguri-marshall_b_3631052.html
domenica 23 giugno 2013
L'uovo e la gallina di McLuhan
"Invece di continuare a chiedersi se sia nato prima l'uovo o la gallina, è necessario riconoscere che la gallina è solo l'idea escogitata da un uovo per produrre altre uova".
Mentre sto leggendo il libro di Freccero sulla televisione (che consiglio), colgo improvvisamente tutta la portata di questa nota divertente frase di McLuhan.
È la pagina del libro dedicata al rapporto dialettico tra media e cultura: un medium può modificare la cultura di una società, influendo sulla strutturazione del modo di pensare delle persone? oppure si tratta di uno specchio fedele in grado di rappresentare con chiarezza quello che è già lo spirito di una società?
Ecco, smettiamo di chiedercelo e - associando "uovo" a "medium" e "gallina" a "società" - andiamo a comprendere quanto sia profondo, potente, irriducibile, l'effetto sociale dei media.
Mentre sto leggendo il libro di Freccero sulla televisione (che consiglio), colgo improvvisamente tutta la portata di questa nota divertente frase di McLuhan.
È la pagina del libro dedicata al rapporto dialettico tra media e cultura: un medium può modificare la cultura di una società, influendo sulla strutturazione del modo di pensare delle persone? oppure si tratta di uno specchio fedele in grado di rappresentare con chiarezza quello che è già lo spirito di una società?
Ecco, smettiamo di chiedercelo e - associando "uovo" a "medium" e "gallina" a "società" - andiamo a comprendere quanto sia profondo, potente, irriducibile, l'effetto sociale dei media.
domenica 9 giugno 2013
Come i Poke a Facebook - 2
Capire il significato dei termini usati nei social network è sempre complicato e può essere illuminante. Poke, ad esempio, ha una storia da raccontare.
In inglese significa letteralmente "stuzzicare" qualcuno per attirarne l'attenzione. Fu scelto dai creatori di Facebook qualche anno fa per una funzione che consentiva di mostrare interesse per un profilo personale senza chiedere "amicizia" o scrivere una mail. L'idea era fornire un modo "ufficiale" per mostrare a qualcuno il proprio personale interesse, a cui il destinatario poteva rispondere accettando le attenzioni. Se pokavi qualcuno, nella sua pagina appariva un'icona a comunicarglielo e chiedergli feedback, se lui sceglieva poke back allora Facebook consentiva ai due di essere temporaneamente "amici" e vedere i propri profili personali per una settimana.
Evidentemente la funzione non ha avuto successo, visto che già pochi mesi dopo era stata semplificata, rimanendo solo un modo per inviare squilli virtuali per attirare l'attenzione dei destinatari (questa volta già "amici"), così come peraltro già facevano gli utenti di Messenger. Un modo di comunicare, questo sì, che si è diffuso tantissimo e che accomuna i social network ai telefonini nel loro "muto" utilizzo: il trillo diventa una forma di comunicazione tutta da decifrare, che spesso non vuol dire solo "Ti ho pensato", ma molto di più in base a ciò che i due dialoganti già conoscono. Un messaggio articolato, eppure senza parole.
La terza generazione di Poke è storia recente, che estremizza questo modo di comunicare. A inizio 2013, infatti, Facebook ha lanciato una nuova applicazione per smartphone che si chiama, appunto, Poke. La app consente di inviare ai propri amici messaggi multimediali istantanei, brevi testi corredati di una fotografia o di un video, che si autodistruggono pochi secondi dopo essere stati letti dal destinatario. Chi invia il messaggio infatti decide per quanti secondi (1, 3, 5 o 10) il contenuto potrà essere letto dopo l’apertura, prima di auto-distruggersi automaticamente e sparire dal telefonino. Carpe diem!
L'idea dell'autodistruzione del messaggio non è originalissima, visto che da prima di Poke la usa Snapchat, una applicazione che ha riscosso un discreto successo negli Stati Uniti e che consente di inviare da smartphone a smartphone fotografie che si cancellano da sole dopo essere state viste. Tuttavia la potenza di Facebook sta immediatamente portando al successo di Poke e alla diffusione di una nuova forma di comunicazione sempre meno estesa, non più solo muta ma perfino fugace.
"Questo messaggio è segreto. Dopo che lo hai letto, auto-distruggiti."
(uno dei più divertiti aforismi di McLuhan)
In inglese significa letteralmente "stuzzicare" qualcuno per attirarne l'attenzione. Fu scelto dai creatori di Facebook qualche anno fa per una funzione che consentiva di mostrare interesse per un profilo personale senza chiedere "amicizia" o scrivere una mail. L'idea era fornire un modo "ufficiale" per mostrare a qualcuno il proprio personale interesse, a cui il destinatario poteva rispondere accettando le attenzioni. Se pokavi qualcuno, nella sua pagina appariva un'icona a comunicarglielo e chiedergli feedback, se lui sceglieva poke back allora Facebook consentiva ai due di essere temporaneamente "amici" e vedere i propri profili personali per una settimana.
Evidentemente la funzione non ha avuto successo, visto che già pochi mesi dopo era stata semplificata, rimanendo solo un modo per inviare squilli virtuali per attirare l'attenzione dei destinatari (questa volta già "amici"), così come peraltro già facevano gli utenti di Messenger. Un modo di comunicare, questo sì, che si è diffuso tantissimo e che accomuna i social network ai telefonini nel loro "muto" utilizzo: il trillo diventa una forma di comunicazione tutta da decifrare, che spesso non vuol dire solo "Ti ho pensato", ma molto di più in base a ciò che i due dialoganti già conoscono. Un messaggio articolato, eppure senza parole.
La terza generazione di Poke è storia recente, che estremizza questo modo di comunicare. A inizio 2013, infatti, Facebook ha lanciato una nuova applicazione per smartphone che si chiama, appunto, Poke. La app consente di inviare ai propri amici messaggi multimediali istantanei, brevi testi corredati di una fotografia o di un video, che si autodistruggono pochi secondi dopo essere stati letti dal destinatario. Chi invia il messaggio infatti decide per quanti secondi (1, 3, 5 o 10) il contenuto potrà essere letto dopo l’apertura, prima di auto-distruggersi automaticamente e sparire dal telefonino. Carpe diem!
L'idea dell'autodistruzione del messaggio non è originalissima, visto che da prima di Poke la usa Snapchat, una applicazione che ha riscosso un discreto successo negli Stati Uniti e che consente di inviare da smartphone a smartphone fotografie che si cancellano da sole dopo essere state viste. Tuttavia la potenza di Facebook sta immediatamente portando al successo di Poke e alla diffusione di una nuova forma di comunicazione sempre meno estesa, non più solo muta ma perfino fugace.
"Questo messaggio è segreto. Dopo che lo hai letto, auto-distruggiti."
(uno dei più divertiti aforismi di McLuhan)
venerdì 31 maggio 2013
Come i Poke a Facebook
Oramai non c'è programma Tv nuovo (o che nuovo voglia sembrare) che non preveda un canale col web, con quello che scrivono i vari Mirko, Marika... il pubblico tutto. Alcuni fanno scorrere i messaggi in sovrimpressione, altri li leggono in uno spazio apposito, una finestra aperta sul pubblico. Così a The Voice, il programma musicale di Rai2, dove nella sua "web room", armata di Ipad, sta Carolina Di Domenico a leggere messaggi. Quelli che le arrivano dai tele-spettatori sono moltissimi, oltre 50 mila tweet nel corso delle puntate.
Ma che hanno da dire tutti questi messaggi? Di solito ben poco: anche fra quelli scelti e letti in diretta è tutto un susseguirsi di commenti scontati, complimenti esagerati, frasi ben poco memorabili. Stasera... un lampo di luce.
"... e posso leggere anche il tweet di Marko su di me:
Carolina sta a The Voice come i Poke a Facebook."
frase straordinaria. molto più interessante e profonda di quello che l'autore stesso (credo) intendeva dire.
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